lunedì 23 aprile 2007

ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA

AIAB è una associazione non lucrativa che si impegna da oltre 20 anni per la conversione ecologica dell’ambiente rurale.
AIAB opera sul territorio a stretto contatto con le realtà locali tramite 18 Associazioni Regionali.
Dal 2000 AIAB, per meglio svolgere le attività associative, ha fondato insieme ad altre strutture ICEA, Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, a cui ha affidato l’attività di controllo e certificazione per l’utilizzo dei propri marchi di qualità.
L’ufficio federale dell’Associazione è a Roma e coordina le attività nazionali, la promozione e le attività editoriali.
AIAB, in seguito al lavoro di ricerca del Comitato Scientifico, ha sviluppato dei disciplinari produttivi specifici per ogni settore alimentare, più restrittivi rispetto alle norme europee, che sono contraddistinti dal marchio garanziaAIAB.

Disciplinari specifici, sono stati studiati anche per i settori non alimentari degli agriturismi, del tessile, della cosmesi e della detergenza, contraddistinti anch’essi da relativi marchi di qualità.
AIAB svolge inoltre attività di ricerca, formazione e divulgazione per promuovere l’agricoltura biologica e i suoi prodotti attraverso la pubblicistica e le campagne nazionali.
AIAB effettua il monitoraggio delle legislazioni, europee, nazionali e regionali e veicola informazioni, agli associati stimolando, conoscenze, competenze, e professionalità utili per agire socialmente, politicamente e per utilizzare i finanziamenti messi a disposizione.
AIAB organizza, inoltre, servizi commerciali per le aziende socie (partecipazione fieristiche, organizzazione workshop, campagne pubblicitarie) .

martedì 17 aprile 2007

IL MINI EOLICO FRENATO DA TROPPE NORME

Gli impianti a vento da 20KW potrebbero dare un importante contributo ambientale e occupazionaleOgni regione ha però regole sue: molte sono complesse e di difficile applicazione

Eccezione positiva la Puglia: grazie alle nuove norme, moltiplicate le installazioniDa Legambiente e imprese produttrici la proposta di un protocollo per semplificare le proceduredi VALERIO GUALERZI

ROMA - Il vento c'è sempre stato, la tecnologia è da un bel po' che è matura e da circa un anno ci sono anche gli incentivi giusti. Eppure il mini eolico in Italia continua ad essere semiclandestino e ben pochi conoscono le opportunità di risparmio che questa forma di piccola produzione distribuita di energia è in grado di fornire. A frenarne il decollo è soprattutto la mancanza di una normativa unica, in grado di rendere le procedure semplici e uguali in tutto il territorio. Così come avviene per il grande eolico, sono soprattutto il caos e le lungaggini burocratiche a ostacolare le potenzialità delle fonti rinnovabili. Rispetto agli impianti di taglia industriale, il mini ha infatti il vantaggio di non essere invasivo e di adattarsi bene a zone di scarso pregio paesaggistico, come aziende agricole e zone artigianali. Caratteristica che permette di aggirare anche le resistenze di spesso malintese esigenze di tutela ambientale. A costringere la diffusione del mini eolico a cifre da supernicchia sono però i bastoni normativi gettati tra le ruote di chi vorrebbe abbracciare un modello energetico più sostenibile, tanto per il proprio portafoglio che per la salute del Pianeta. Parlare di eolico di piccola taglia significa riferirsi a torri alte non più di trenta metri, capaci di produrre una potenza fino a 20 kilowatt. Impianti che trovano la loro installazione ideale in aziende agricole, zone artigianali, piccoli distretti industriali, campeggi e agriturismi dove il vento soffia mediamente a una velocità di sei metri al secondo. Condizione piuttosto diffusa in molte zone appenniniche e del Mezzogiorno. Per una società o un piccolo imprenditore dotarsi di una di queste torri significa fare un investimento di circa 50 mila euro ripagabile nel giro di 5-6 anni, trasformandosi poi per un periodo altrettanto lungo in una fonte di risparmio (sulla bolletta energetica) e di guadagno (grazie al meccanismo dei certificati verdi).

Eppure si tratta di un passo che ancora in pochi fanno, con la significativa eccezione della Puglia. La forza e la costanza del vento che soffia sul tacco d'Italia ovviamente svolgono un ruolo importante, ma la discriminante rispetto al resto del Paese è un'altra. "La verità è che in nessuna altra regione installare una torre eolica è semplice come in Puglia", spiega Marcello Garavaglia, responsabile vendite della Blu Mini Power, una delle due aziende italiane leader nella produzione e commercializzazione di impianti di piccola taglia. "Solo la situazione toscana - osserva - è paragonabile a quella pugliese, con le procedure affidate ai comuni di appartenenza, ai quali è sufficiente la dichiarazione d'inizio lavori. Per il resto siamo di fronte a pratiche onerose, in continua evoluzione e di competenza delle regioni". Nella speranza di sbloccare questa situazione gli imprenditori che operano nel settore delle fonti rinnovabili e gli ambientalisti che hanno a cuore lo sviluppo dell'energia pulita hanno stretto un'alleanza, stilando un protocollo rivolto alle regioni per l'adozione di una procedura unica semplificata. "In gran parte d'Italia - ricorda Edoardo Zanchini, responsabile per le politiche energetiche di Legambiente - anche per l'installazione di una singola torre in aree prive di vincoli ambientali la procedura è tale da obbligare a studi, verifiche e approfondimenti che rendono i progetti costosissimi e comunque inutili per interventi che hanno un limitatissimo impatto sul territorio". "Le prime risposte dagli enti locali alla nostra iniziativa - spiega Zanchini - sono state incoraggianti, ma di strada da fare ne rimane ancora molta. Il primo passo sarà probabilmente l'istituzione di un tavolo di livello governativo per fissare le linee guida delle rinnovabili". Le potenzialità del piccolo eolico, per le sue stesse caratteristiche, sono difficilmente quantificabili, anche se parlare di un obiettivo di mille MW di potenza installata non appare del tutto campato in aria. Ma la preoccupazione di Legambiente non è solo di carattere ecologista. "Il nostro paese - dice ancora Zanchini - ha l'opportunità di sviluppare e diffondere brevetti, di far crescere un importante settore industriale che riguarda la meccanica, i materiali, l'elettronica e le vernici". Un meccanismo virtuoso che si è effettivamente messo in moto lì dove il mini eolico ha trovato le condizioni per svilupparsi. In Puglia, ad esempio, è nata la Jonica Impianti, cooperativa pioniera del settore e oggi detentrice di diversi brevetti, così come ha preso corpo un piccolo ma significativo indotto del settore. "Fare delle cifre è difficile, ma sicuramente si è messo in moto un circolo virtuoso dal punto di vista occupazionale e tutto su base locale in zone altrimenti spesso svantaggiate", spiega Rosario Mineo, direttore commerciale della Eneric, una Srl di Bisceglie che distribuisce e installa mini impianti eolici e che per il prossimo anno ha in preventivo l'installazione di una ventina di torri nella sola zona della Daunia. "In Puglia - dice - siamo tre o quattro imprese a svolgere questo tipo di lavoro e ognuna impiega una decina di persone. A queste vanno aggiunti poi tutti quei lavoratori che vengono coinvolti ogni qual volta si chiude un contratto: operai edili per le opere civili, geometri per i progetti, tecnici per le pratiche burocratiche, senza contare le possibilità di assunzione che si aprono per quelle aziende che grazie al mini eolico si trovano a migliorare i loro bilanci". Una dinamica che se assecondata da norme e incentivi adeguati secondo Legambiente su scala nazionale può coinvolgere qualche migliaio di persone.

mercoledì 6 dicembre 2006

AUTUNNO ANOMALO....è il piu caldo da 1.300 anni!!

L'autunno che sta per finire è stato davvero anomalo. L'Europa intera ha sperimentato la più calda stagione autunnale da quando Cristoforo Colombo scoprì le Americhe e forse da ancor prima, anche se al momento non si hanno dati certi. Alcuni esempi lo dimostrano fin troppo bene: in Scandinavia pollini che si vedono solo in primavera stanno causando un'epidemia di asma soprattutto ai bambini, a Rovaniemi, dove c'è la casa di Babbo Natale, non c'è neppure la neve per le slitte. Le gare di coppa del mondo europee sono quasi tutte cancellate. Nei primi giorni di dicembre, Mosca ha visto la temperatura più alta da quando vengono raccolti i dati, cioè dal 1879. Essa infatti non è mai scesa sotto i 5°C sottozero, quando, di solito è sempre al di sotto dei -10°C. Ma al di là di questi valori di aree particolari, i primi dati climatologici riassuntivi dicono che le temperature medie di settembre e ottobre dell'intero vecchio continente si sono aggirate mediamente attorno agli 11° C, ben 1,8° C al di sopra delle medie degli ultimi 500 anni. Novembre, invece, ha segnato una temperatura media di 2,5° C superiore alla media. Ciò significa che l'autunno in corso verrà considerato più caldo ancora di quello del 1772, del 1938 e del 2000 che erano stimati, ad oggi, i più caldi e li supera di oltre un grado. I dati giungono dal Goddard Institute for Space Studies della Nasa e sono stati elaborati da Annette Menzel della Technical University di Monaco (Germania).
Un altro elemento che conferma questo andamento del tutto anomalo giunge dal Central Institute for Meteorology and Geodynamics austriaco, che si è concentrato sulle temperature alpine. "Secondo i dati in nostro possesso la regione delle Alpi sta trascorrendo il più caldo autunno da 1.300 anni a questa parte", ha spiegato Reinhard Boehm, dell'istituto austriaco. Egli ha considerato un'area che va dalla Valle del Reno ad ovest fino a Budapest in Ungheria ad est, la Toscana a sud e Nuremberg in Germania a nord. Per risalire alle temperature che risalgono ad oltre 700 anni da oggi, il ricercatore ha fatto uso dei dati provenienti dagli anelli delle piante, dalle carote di ghiaccio estratte nelle Alpi e dai valori delle temperatura da quando queste sono state raccolte. Tutto ciò ovviamente, sta avendo forti ripercussioni sulle aree turistiche alpine. Non solo infatti, manca la neve, ma in molte località non esiste neppure la temperatura necessaria per poterla sparare con i cannoni da neve. E così solo in Austria, l'80% delle piste da sci non apriranno come è avvenuto da sempre. L'aumento maggiore di temperatura comunque, lo si è registrato in Scandinavia e sulle isole britanniche. L'autunno è stata la stagione meno studiata dal punto di vista climatologico e dunque i dati lasciano i ricercatori piuttosto sorpresi. Spiega Juerg Luterbacher, climatologo all'Università di Berna: "Si sapeva che le temperature europee autunnali stavano salendo da circa 30 anni a questa parte di 0,45°C per decade, ma sorprende davvero l'impennata del 2006". Cosa aspettarci per l'inverno in arrivo? Secondo il British Met Office che realizza le previsioni a lungo termine solo con gennaio le temperature dovrebbero ritornare a valori normali, ma per febbraio ci potrebbe essere un nuovo aumento. Ma, come sempre, le previsioni a lungo termine vanno prese con le dovute cautele.

sabato 2 dicembre 2006

AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA.....TRA REALTA' ED UTOPIA

ROMA - L'Europa potrebbe ottenere entro il 2050 la quasi totalità del suo fabbisogno energetico da fonti pulite, senza ricorrere a combustibili fossili o al nucleare. A sostenerlo è un rapporto commissionato dal ministero dell'Ambiente tedesco. Lo studio, realizzato dai fisici Gerhard Knies e Franz Trieb, due membri del Trec, un consorzio di ricerca per la cooperazione tra Europa e paesi del bacino del Mediterraneo nello sviluppo delle fonti rinnovabili, sottolinea però che per raggiungere l'obiettivo è necessario puntare sul solare termodinamico, realizzando una serie di centrali nelle zone desertiche del Nordafrica e una rete elettrica a corrente continua.

"In un anno ogni chilometro quadrato di deserto - spiega Franz Trieb - riceve l'energia solare equivalente a un milione e mezzo di barili di petrolio. Moltiplicando questa potenzialità per le aree desertiche della Terra otteniamo un totale di energia pari a qualche migliaia di volte l'attuale consumo energetico mondiale. Questa energia può essere catturata usando degli specchi per concentrare la luce solare e trasformarla in calore".

Le centrali invocate dallo studio non utilizzano infatti i consueti pannelli fotovoltaici che siamo abituati ad associare all'energia solare, ma il sistema termodinamico. Grandi superfici coperte da specchi trasformano la luce del sole in calore che a sua volta riscalda ad altissime temperature (circa 400 gradi) un liquido o un gas che crea vapore in grado di mettere in moto delle turbine di tipo convenzionale.

Si tratta di un sistema che ha diversi vantaggi. Innanzitutto quello di poter continuare a produrre corrente anche nelle ore notturne grazie alla "forza d'inerzia" della sostanza riscaldata. I curatori dello studio sottolineano poi che queste centrali, se costruite nei pressi del mare, possono alimentare dei desalinatori in grado di fornire acqua con cui coltivare la terra all'ombra degli specchi.

I limiti del solare termodinamico sono invece legati alle grandi dimensioni richieste dagli impianti. Per questo motivo le possibilità di sviluppo nei paesi fortemente antropizzati come quelli europei è limitato, mentre nei deserti nordafricani avrebbero la loro collocazione ideale. Per i detrattori del solare questo è un ulteriore limite in quanto nel deserto l'energia non serve e trasportarla altrove è inefficiente. Tesi, quest'ultima, che Knies e Trieb nel loro studio negano seccamente.

"A differenza di quanto si ritiene comunemente - spiegano di due ricercatori - il progetto di alimentare l'Europa con questo tipo di tecnologia è assolutamente realizzabile e vantaggioso dal punto di vista economico. Grazie alle moderne linee di trasmissione a corrente continua ad alto voltaggio, solo il 3% circa della potenza va perduta per ogni 1000 chilometri di rete. Questo significa che si potrebbe portare questa energia dall'Africa del Nord a Londra con perdite del 10%, molto meno delle dispersioni tra il 50% e il 70% che hanno caratterizzato per molti anni la trasmissione delle centrali convenzionali a carbone".

"Considerando anche i costi di trasmissione - spiega ancora Trieb - abbiamo calcolato che per l'Europa l'energia solare sarebbe una delle forme di approvvigionamento più economiche". Senza contare i vantaggi politici e ambientali dello sganciarsi da fonti inquinanti e dal prezzo volatile come petrolio e gas naturale. Per questo il rapporto raccomanda ai paesi europei di avviare una collaborazione con gli stati dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente per creare insieme una rete elettrica ad alto voltaggio per la corrente continua per condividere insieme i vantaggi di una vasta produzione di energia pulita.

Il problema per realizzare questo ambizioso obiettivo è come al solito di volontà politica. Si tratta di credere in questo progetto, di sostenerlo e di finanziarlo. L'Italia in questo senso non ha assolutamente le carte in regola. Una buona parte della ricerca sul solare termodinamico è infatti "Made in Italy", grazie alle intuizioni del premio Nobel Carlo Rubbia. Quando si è trattato di passare da un prototipo realizzato nel centro Enea della Casaccia a uno su scala produttiva a Priolo, in Sicilia, la fiducia nel grande fisico è venuta però meno. Con il risultato che ora Rubbia si è trasferito in Spagna dove sta progettando una centrale nei pressi di Granada.

mercoledì 29 novembre 2006

SCOPERTO TRAFFICO DI RIFIUTI TOSSICI TRA ITALIA E CINA

GENOVA - Il Nucleo operativo ecologico Carabinieri di Genova ha scoperto un vasto traffico di rifiuti pericolosi che dal porto di Voltri li faceva arrivare fino in Cina. I militari sono così risaliti a un'organizzazione criminale che aveva ramificazioni in tutta l'Italia settentrionale. L'indagine ha portato infatti a perquisizioni ed arresti (i provvedimenti restrittivi sarebbero in tutto sette) tra Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. L'operazione, che non è ancora conclusa, vede impegnati circa 150 carabinieri supportati da un aereo del 15/o Nucleo carabinieri di Villanova d'Albenga (Savona). Il valore dei beni sequestrati, secondo quanto si è appreso, ammonterebbe a 1 milione di euro, mentre l'illecito volume di affari è stato stimato sui 6 milioni. Un'altra attività criminale legata allo smaltimento illegale di rifiuti speciali è stata portata invece alla luce da un'inchiesta coordinata dai sostituti procuratori della Repubblica di Palermo, Geri Ferrara e Sara Micucci. Dieci persone residenti in varie regioni, sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri. L'indagine, denominata Selemix, ha riguardato tre società operanti nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti. Tra i reati contestati agli indagati, anche la truffa. L'organizzazione avrebbe effettuato infatti fittizie operazioni di recupero, grazie alle quali gli arrestati avevano percepito indebitamente, dal consorzio nazionale di recupero plastica, circa un milione di euro di contributi.

mercoledì 22 novembre 2006

ECCOCI QUA'!

Questo blog nasce con l’intento di mettere in contatto tutte quelle persone che credono e vogliono impegnarsi in un ambientalismo di tipo alternativo.
La classe politica ha dimostrato in questi ultimi anni di non essere in grado di attuare un serio e concreto impegno a favore dell’ambiente poiché distolta da altri interessi.
Il nostro scopo è quello di portare questo progetto dapprima all’interno delle scuole, e siamo disposti anche a collaborare con movimenti politici che vogliono appoggiarci e servirsi di noi per portare il nostro AMBIENTALISMO ALTERNATIVO in mezzo alla gente in modo tale da sensibilizzarla e renderla partecipe del progetto.


Se sei come noi…..
…..UNISCITI A NOI!!!